Terra Sarda Tortolì: intervista a Francesca Mari
Autore: Lega Volley Femminile
21 Aprile 2004

“Un giorno accompagnai mia madre nella palestra in cui si allenava mio fratello più grande, e in quella circostanza mi chiesero se volessi dare del tu ad un pallone da volley: accettai senza pensarci”.

La sua cadenza da cittadina dell’Urbe doc non depisterebbe neanche il più distratto dei nepalesi, ma Francesca sottolinea come nel rinomato quartiere EUR sia restata solo lo stretto necessario.

 

“Ho cominciato con l’Aster e da subito ho preso parte ai circuiti riservati alle selezioni regionali grazie anche ai miei principali sostenitori, mamma e papà”.

 

E arrivano anche i primi riconoscimenti…

 

Sì, nel 1997, al termine di un torneo interregionale disputato in Umbria, vengo premiata come migliore palleggiatrice.

 

Un ruolo che ti “perseguita” da sempre…..

 

Beh, a dire il vero, ho fatto anche l’attaccante, ma si è trattato di una breve parentesi che risale al primissimo anno di attività.

 

Fare l’alzatrice significa anche avere caratteristiche innate?

 

Sì, ma non è il mio caso. Mi sento più costruita rispetto a tante altre mie pari ruolo che ritengo molto più talentuose; per arrivare a questi standard di rendimento ho dovuto senz’altro lavorare di più rispetto ad una palleggiatrice “pura”.

 

 

Che qualità deve avere un’atleta che interpreta un ruolo così importante?

 

Scinderei le qualità mentali da quelle fisiche. Nel merito delle prime ritengo che lucidità e freddezza rappresentino due aspetti fondamentali: sapere a chi dare la palla, dove e perché costituiscono l’abc del buon palleggiatore. Nell’ambito delle qualità fisiche direi che la rapidità e la precisione siano elementi basilari.

 

 

In questa stagione che volge al termine in quali partite ti sei sentita padrona del ruolo?

Me ne vengono in mente solo due, contro Firenze e Lodi in casa. In quelle circostanze ho fatto una bella prestazione senza perdere la testa, sono stata veramente precisa con le mie compagne, senza sbavature.

 

 

Nella stagione 1998 – 1999, ad appena quindici anni, sei già in giro per l’Italia.

 

Vengo chiamata a Castellana (B1), in Lombardia. Sinceramente avevo un gran desiderio di andar fuori a fare nuove esperienze. In quell’anno frequentai anche il terzo anno di liceo. L’impatto è stato buono, mi sono trovata piuttosto bene, ho avuto anche delle compagne “troppo giuste”.

 

 

Un anno passa in fretta, ed eccoti di nuovo nella città eterna, in forza del Casal De’ Pazzi, seguirà una pausa di riflessione.

 

Si, per un anno ho mollato perché mio padre stava poco bene. Ho cercato di tenermi in forma con il beach volley 4×4, attraverso il quale ho cercato di riprendermi gradualmente.

 

E anche in questa disciplina arrivano importanti riscontri.

 

Nell’estate 2001 ho vinto lo scudetto con la Romanelli Firenze. Poi ho continuato negli anni successivi: nel 2002 in forza alla Cia Minetti vinco scudetto e Coppa Italia 4 x 4, infine nel 2003, con il Sartori Padova  mi piazzo al terzo posto nel Master.

 

 

In mezzo a queste esperienze a base di sabbia, sole e mare, c’è anche la splendida annata vissuta a Sassuolo con lo Spezzano.

 

Otteniamo la promozione in serie A1. Con me gioca anche Fulvia Pace, con la quale ho condiviso diverse esperienze. Ma quell’anno lo ricordo anche perché ho avuto modo di conoscere la mia palleggiatrice preferita, Francesca Vannini.

 

Perché ti è rimasta così tanto impressa?

 

Mi ha dato tanto, indubbiamente. E’ un’atleta molto forte, è un modello da imitare, ricordo che per me era qualcosa di molto lontano, praticamente irraggiungibile.

 

Siete rimaste in contatto?

 

Certo. Anche se le telefonate sono rapide. A Francesca preme sapere che tipo di progressi sto facendo nel gioco, ma poi la finiamo ridendo a crepapelle. Lei è una di quelle toscanacce irresistibili, pensa soprattutto a scherzare su tutto e su tutti.

 

 

Lo scorso anno tappa a Padova alla corte di Mauro Marasciulo.

 

Mauro l’avevo conosciuto pochi mesi prima durante il beach volley. Mi chiese se volevo andare con lui in squadra. Per un solo punto non siamo approdati ai play – off, abbiamo fatto un buon campionato anche se risentimmo dei cambi d’allenatore, che indubbiamente sono forieri di molte distrazioni.

 

 

Che dire allora delle tre sostituzioni che hai vissuto a Tortolì?

 

A parte il dispiacere che personalmente puoi provare per un avvicendamento, è brutto dirlo così, ma per me è normale routine. Da tre anni vivo certe situazioni perché in quest’ambiente non si deve mai esser sicuri di niente. In serie A una dirigenza non si mette tanti scrupoli prima di adottare un provvedimento di questa portata, ci sono tanti meccanismi in gioco.

 

 

Per una palleggiatrice è ancora più complicato assimilare le teorie del nuovo allenatore.

 

Cambia il modo di gestione, le preferenze in gioco, la tecnica  e la tattica. Devi essere prontissima a ragionare con le sue stesse frequenze d’onda.

 

 

Raccontaci del tuo arrivo in Ogliastra.

 

Sapevo che Tortolì era lontanissima e con poche comunicazioni, quando a Maggio sono arrivata per prendere i primi contatti, mi sono guardata attorno e ho deciso che valeva la pena restarci.

 

 

Anche perché per la prima volta ti chiamavano come prima palleggiatrice…

 

E’ stata la mia scommessa e anche quella di tutto lo staff dirigenziale che ha creduto in me. Qui mi hanno incoraggiata subito, sono stati molto gentili con me.

 

Cosa ricordi del periodo con Giandomenico Dalù?

 

Ricordo i primi giorni di preparazione, il Torneo disputato in Francia in cui facemmo bella figura ma che allo stesso tempo ci aveva fiaccato. Purtroppo le cose non stavano girando bene. Senza Daniela Ginanneschi e una brasiliana non si poteva andare molto avanti, la nostra forza è sempre stata il collettivo e l’abbiamo dimostrato nelle giornate successive.

 

 

Con Bruno Napolitano arrivano le prime vittorie

 

In quel periodo avevamo tanta voglia di rifarci, siamo rimaste unite, ognuna ha eseguito con diligenza il proprio compito, ci siamo comportate da vere professioniste e i risultati ci hanno sorriso.

 

 

Dopo tre stop consecutivi arriva Mauro Marasciulo

 

L’unica brutta sconfitta che subimmo in quel famoso trittico, fu quella contro Cavazzale. Le altre due ci potevano stare, tra l’altro la sconfitta al tie – break  subita a Firenze aveva fatto registrare dei segnali positivi, insomma non è stato così allucinante come si crede.

 

 

Ora con Mauro siete ad un passo dai play – off

 

Stiamo lavorando con tanta serietà ed impegno. Spero di arrivare a quest’importante traguardo, lo meritiamo tutte quante. Devo dire che anche con Mauro mi trovo molto bene, ma lo conoscevo già…

 

 

Sfogliando Pallavolando, il giornalino della società ho scoperto che adori le orchidee.

 

Mi piacciono tutti i fiori, ma non è raccontabile l’episodio legato alle orchidee.

 

 

Il cuore batte per qualcuno?

 

Per il momento no. Da un paio di mesi ho interrotto una storia importante che durava da tre anni. E’ stato doloroso, ma per fortuna siamo rimasti buoni amici.

 

 

A parte le immersioni, ti piace anche leggere.

 

E’ il giusto passatempo per chi come me è sempre in giro. Musica e lettura sono delle ottime compagnie.

 

 

La tua massima aspirazione?

 

Volare sempre alto, magari con l’Airone in quest’ultimo scorcio di campionato.

 

 

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