Riso Scotti Pavia: Fabio Iasi, scoutman per passione
Autore: Lega Volley Femminile
30 Novembre 2013

Sempre più strana la pallavolo e sempre più imprevedibili i suoi adepti. Ti aspetti di trovare nell’uomo dei “numeri”, lo scout-man, colui che traduce la partita in valori numerici, percentuali, dati oggettivi, la freddezza e l’asetticità delle cifre che produce. Invece Fabio Iasi, da quest’anno scout-man della Riso Scotti, è esattamente il contrario: la passione è il suo motore, il desiderio di imparare la sua carica, i valori umani ciò che più apprezza nelle persone.

Ventotto anni, disegnatore progettista in un’azienda aeronautica che produce elicotteri, è nato a Cuggiono e abita da sempre a Turbigo, cittadina che pur essendo ancora amministrativamente in provincia di Milano geograficamente è a un soffio da Novara.

Fin da giovanissimo coltiva due grandi passioni: l’aeronautica e lo sport.
La prima si sublimava nel desiderio di diventare pilota, per soddisfare l’innata aspirazione dell’uomo al volo; sui banchi di scuola impara però che ci sono altri modi di “volare”, ad esempio progettando velivoli, e ne fa una professione.

La seconda si concretizzava nel frequentare, regolarmente e assiduamente, palestra e sala pesi, attratto dal fitness, dalla cura del corpo, dalla cultura dello sport. Dalla frequentazione del mondo sportivo impara che, anche in questo caso, ci sono altri modi di “fare sport”, ad esempio fare lo scout-man, e in pochi anni arriva in serie A.

Ma la pallavolo come entra nella vita di Fabio? In punta di piedi, anzi quasi per caso: “Giocavo a calcio e mi piaceva anche parecchio, ma un problema fisico ha stroncato sul nascere le mie speranze. Il mio medico cercò di consolarmi dicendomi che potevo praticare altri sport- racconta Fabio- Alla scuola superiore ho conosciuto la pallavolo e ho iniziato a praticarla nella squadra del mio paese e in seguito in altre della zona. Ma mi mancano un po’ di centimetri e, dovendo studiare e poi lavorare, mi mancava anche il tempo per provare esperienze più intense, così la mia carriera da giocatore è rimasta confinata nella mia realtà territoriale.
La malattia per la pallavolo era però ormai grave e dalla frustrazione per una carriera da giocatore non decollata è scaturita la voglia di mettermi in gioco, con grandissima determinazione ed energia, su altri fronti. Avendo un passato da giocatore di volley il parroco mi chiese di insegnare un po’ di pallavolo a un gruppo di ragazze dell’oratorio: così ho cominciato ad allenare. Questa esperienza, durata due anni, mi ha totalmente cambiato la vita. Avevo una gran voglia di continuare ad allenare ma soprattutto di imparare tutto ciò che ancora non conoscevo (ed era quasi tutto) del mestiere. Quella piccola società nata all’oratorio, che mi onoro di aver contribuito a far nascere, esiste ancora e oggi opera anche nel settore maschile.”

La determinazione è una qualità importante nel carattere di Fabio Iasi che quando traguarda un obiettivo non lesina energie per raggiungerlo. La tappa successiva a Mesero, secondo allenatore in prima divisione, esperienza in cui riesce a farsi apprezzare anche dal lato umano: ambizioso e coscienzioso il binomio che meglio lo rappresenta.

La passione per il fitness non è venuta meno: così nell’estate, mentre la maggior parte dei giovani si gode spensierate vacanze, Fabio continua la sua formazione partecipando a un corso per preparatori fisici, da cui ricava molte conoscenze. “Approfondivo la conoscenza della tecnica, della pallavolo ma soprattutto conoscevo meglio me stesso. Arriva la prima proposta di livello tecnico superiore: a Oleggio, secondo allenatore in serie C, oltre che allenatore in prima divisione e Under 18. Il primo allenatore è però uno dei pilastri della pallavolo italiana, Simone Cavazzini, già a Novara in serie A e docente ai corsi di più alto livello nel settore tecnico pallavolistico. Al suo fianco ho appreso moltissimo: mi occupavo di preparazione fisica, gestione della squadra in sala pesi e ho cominciato a scoutizzare le prime partite. Prima, come si usa nelle categorie inferiori, sulla carta, poi con il computer. Ho cominciato a usare Data-volley facendo un po’ di pratica. Nell’inverno scorso la svolta: Luciano Pedullà, selezionatore regionale della Lombardia, mi ha invitato a dare una mano quale semplice assistente con la selezione regionale lombarda; nell’estate ho preso parte al collegiale, sempre sotto la sua guida. Un’altra esperienza eccezionale dalla quale ho cercato di assimilare il maggior numero di insegnamenti. In quelle settimane ho avuto modo di operare sulle versioni professionali dei programmi di scautizzazione e di video. Sotto la guida di Luciano Pedullà, con Marco Bonollo e Alessandro Parise (tutti tecnici di lungo corso, di casa sulle panchine di serie A) passavamo intere serate a montare video, analizzare dati, produrre materiale utile all’allenatore. Mi si è presentato un mondo nuovo e affascinante: tradurre il movimento in dati, dare oggettività al lavoro.”.

Fabio come il solito si butta a capofitto in questa nuova avventura: la passione che mette ogni nuova esperienza lo spinge a eccellere anche in questo impegno. E poco dopo, il sogno diventa realtà: suona il telefono, dall’altra parte Gigi Poma, general manager della Riso Scotti, la serie A.
“La prima sensazione: terrore allo stato puro. Pensavo di aver imparato parecchio, ma di colpo in serie A? E poi temevo di trovare un’organizzazione rigida, professionale ma fredda. Mai timore era più infondato: già dal primo incontro Gigi Poma e Lele Boselli, il direttore tecnico, mi hanno fatto sentire uno del gruppo, uno di casa.

In seguito ho conosciuto gli allenatori e lo staff tecnico. In tutti ho ritrovato quello che ormai sento come uno “stile Riso Scotti”: umanità, genuinità, sincerità, passione, tanta passione. Un gruppo che ti considera una persona, che si preoccupa delle persone. Nel mio caso comprendono che, lavorando, non posso dedicarmi a tempo pieno alla pallavolo, che sto ancora crescendo ed io sento che partecipano tutti a questa mia crescita come fossi uno di famiglia. Considero Braia un ottimo allenatore, preparatissimo: mi piace vederlo all’opera, mi piace come gestisce gli allenamenti, quali esercizi propone. Con Guido Marangi, il vice allenatore, ho un rapporto diretto e speciale: è lui che mi dice cosa serve e mi spiega come farlo, mi sta aiutando moltissimo a crescere.”.

E la città di Pavia?: “Pavia mi piace molto. La prima sensazione che trasmette è un inganno: sembra fredda “fuori” ma in realtà “dentro” è molto calda. Nei pavesi intuisco la passione vera, “sentono” la squadra, gioiscono con la squadra ma soprattutto soffrono per la squadra. Una passione che attanaglia le viscere, che magari non si manifesta in modo molto rumoroso o colorato, ma nei volti dei tifosi e del pubblico vedo una partecipazione e una condivisione quasi fisica con la squadra”.

Non sappiamo se Fabio abbia antenati pavesi ma questa descrizione potrebbe essere anche il suo identikit.

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