Riso Scotti Pavia: è Mauro Fresa il nuovo capo allenatore
Autore: Lega Volley Femminile
29 Maggio 2010

Si volta decisamente pagina. Dopo tante voci, ora la notizia è ufficiale: il nuovo coach della Riso Scotti sarà Mauro Fresa. Romagnolo di Lugo (Ravenna) dove è nato l’8 febbraio 1960, Fresa sarà al suo esordio in A1 come head coach dopo l’esperienza da secondo di Mario Di Pietro sulla panchina della Foppapedretti Bergamo nel 2002/2003 . Tanta A2 con tappe a Urbino, Firenze, Corridonia, Isernia, Piacenza, Milano e poi, quest’anno, l’attesa fino alla chiamata del Bisonte Azzurra San Casciano dove rileva Pietro Giacomo Buoncristiani portando la squadra ai playoff con le toscane che vengono eliminate ai quarti dopo aver perso il tie-break della bella con la Rota Mercato San Severino (Sa).

Ecco le sue prime dichiarazioni ufficiali da tecnico della Riso Scotti: “E’ persino superfluo dire che sono contentissimo. Per me è un’occasione preziosa”. Nata come? “Con la squadra di Gigi (il gm Poma ndr) ci siamo scontrati da avversari in alcune occasioni. Sono sempre stati bei duelli, a volte duri ma sempre corretti e leali. Un giorno ci siamo trovati e abbiamo iniziato a parlare partendo dalla crisi, soprattutto economica, che non risparmia di certo il mondo della pallavolo. Abbiamo scoperto di pensarla allo stesso modo praticamente su tutto e penso che questo abbia fatto, per così dire, breccia per aprirmi le porte della Riso Scotti”. Anche se… “La prima volta che mi ha proposto il ruolo, pensavo fosse una delle sue solite battute, invece…”.

Eccoti qui sulla panchina pavese. Una panchina dalla quale guiderai una squadra profondamente rinnovata per non dire ribaltata da cima a fondo: “E’ inutile nascondersi dietro al classico dito. La crisi sta lasciando profondi segni anche nel volley il quale, ora più che mai, rischia di pagare un dazio pesantissimo all’aver trascurato per intere generazioni i settori giovanili. Nel maschile le conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti, nel femminile il rischio di “fare la stessa fine” è purtroppo molto più concreto di quanto si immagini”.

Detto da un tecnico che è nato nel giovanile e che ama lavorare sui fondamentali anche in prima squadra, è sicuramente un monito che non deve rimanere inascoltato: “A Pavia si lavora già molto bene sulle giovani. Continueremo su questa strada, anzi la società potenzierà ulteriormente il settore per costruirsi in casa il futuro. Affronteremo la prossima A1 con un mix tra “speranze” e atlete esperte ma non posso sbilanciarmi più di tanto. Posso solo promettere tanto lavoro in palestra, tanta applicazione e abnegazione per raggiungere gli obiettivi che fisseremo al termine del mercato”.

Un mercato ancora abbastanza fermo, eccezion fatta per alcune partenze eccellenti verso l’estero: “Mai come quest’anno è difficile trattenere certe giocatrici. E se lo è per autentiche potenze come Bergamo, Pesaro e Novara figuriamoci per Pavia. Credo comunque che il prossimo sia un campionato ancora più livellato verso il basso con le solite Foppa, Scavolini più l’ormai big a tutti gli effetti Mc Carnaghi che faranno un campionato a sé. Dietro ci saranno uno o due gruppi ma con differenze minime tra loro”.

Cosa dunque potrà fare la differenza? “Molti, oltre a noi, punteranno forte sulle giovani. Farà meglio chi saprà fare i progressi maggiori durante la stagione, chi saprà crescere limando i propri difetti. Per questo cono convinto che saranno decisivi gli allenatori con il loro modo di lavorare e di “insegnare” pallavolo anche e soprattutto a chi si affaccerà per la prima volta sulla grande ribalta della A1”.

Niente paura quindi ad affrontare il campionato con le giovani? “Assolutamente no! Anzi per me è un ulteriore stimolo a moltiplicare gli sforzi e il lavoro in palestra. Capisco chi, dall’esterno, ha timori per la prossima stagione. Avere in squadra “nomi” già affermati da un senso di maggior sicurezza, ma non da comunque certezze assolute. Quante volte abbiamo visto squadre fatte da “star” deludere e rischiare addirittura la retrocessione o proprio retrocedere e quante volte invece squadre fatte da “sconosciute” sorprendere e arrivare molto in alto?”

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