L’atroce morte di Mahjabin Hakimi, barbaramente uccisa in Afghanistan perché ‘colpevole’ di amare la pallavolo. La Lega Pallavolo Serie A Femminile esprime solidarietà alle vittime del regime talebano e annuncia iniziative di denuncia dell’orrendo crimine
Autore: Lega Volley Femminile
21 Ottobre 2021

Una giovane ragazza barbaramente uccisa perché ‘colpevole’ di amare la pallavolo. E’ ciò che è accaduto a Mahjabin Hakimi, in Afghanistan, secondo quanto si apprende da fonti indiane. Una sua allenatrice, rimasta anonima per evitare ritorsioni, avrebbe denunciato al Persian Independent che la 18enne sarebbe stata decapitata nei primi giorni di ottobre. Ed è per la stessa paura di una rappresaglia, altrettanto violenta, da parte dei Talebani che la sua famiglia ha tenuto nascosto per settimane l’atroce delitto.

Una notizia orrenda, un episodio che ferisce e sconcerta. Come tante ragazze della sua età, Mahjabin giocava a pallavolo e sognava di diventare una Campionessa. Faceva parte della nazionale giovanile afghana e militava nel Municipality Volleyball Club Kabul, ora centro del potere talebano. A differenza di alcune sue compagne, non era riuscita nei mesi scorsi a lasciare l’Afghanistan e mettersi in salvo. Sì, perché a Kabul, dopo la caduta del vecchio governo, giocare a pallavolo, partecipare a competizioni internazionali, finire in televisione, è considerato un crimine da punire con l’omicidio.

Il mondo della pallavolo piange Mahjabin e tutte le vittime di un genocidio che deve essere fermato.

La Lega Pallavolo Serie A Femminile intende organizzare con urgenza un’iniziativa per denunciare quanto sta accadendo in Afghanistan e per esprimere la più sincera solidarietà alle vittime del regime talebano.

Perché lo sport sia ovunque veicolo di emancipazione, di crescita personale e sociale. E non di morte.

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