Le parole del presidente Barbara Rossi sul Corriere dello Sport
Autore: Volley Pesaro
25 Giugno 2017

Dalla passione ad una promessa mantenuta senza dimenticare la gratitudine per le persone che hanno percorso con lei questi 4 anni nel Volley Pesaro.

 

Barbara Rossi e VolleyPesaro cosa vi lega?

Ci lega la mia storia ed è il mio presente, ci lega l’amore per la pallavolo, una passione nata nella mia adolescenza e mai più finita.

La VolleyPesaro è un progetto di due società sportive che si sono unite nel momento di difficoltà di una, è un abbraccio simbolico e reale, un atto di empatia quindi di chi nei momenti di difficoltà non abbandona ma accoglie, è il realizzarsi di una resilienza come dignità umana che non cede alle avversità.

La VolleyPesaro è la vita vista e vissuta attraverso le relazioni che nascono intorno ad un pallone, è un impegno che trascende il risultato sportivo, perché attraverso lo sport possiamo fare e trasmettere cultura.

Il traguardo dell’A1 cosa rappresenta per te?

La promozione in A1 è la realizzazione di un impegno, di una responsabilità che mi sono presa 4 anni fa, è l’espressione di chi non ha mai smesso di crederci, è una promessa mantenuta davanti al dolore della delusione e della rinuncia, è la dimostrazione che quando sentiamo di meritare qualcosa, riusciamo a prendercelo.

In questi 4 anni ripartiti dalla B, per una scelta forzata, abbiamo raggiunto 2 promozioni, B1 A2, A2 A1, che sono passaggi di esperienze di vita, sono relazioni, sono incontri con persone che hanno creduto in te e nel tuo obiettivo. Non si raggiungono traguardi così importanti e impegnativi da soli, il raggiungimento della A1 è un lavoro di squadre che si sono susseguite, di persone che si sono passate il testimone di stagione in stagione per percorrere quell’unica strada che io ho sempre visto davanti a noi.

Ero partita con l’idea di voler dimostrare al mondo che Pesaro meritava la A1 e che era stata commessa una grande ingiustizia, sono arrivata a vincerla con una ricchezza umana e di esperienze incredibili, che niente hanno a che fare con le motivazioni per cui ho intrapreso questo viaggio di sacrifici e sogni condivisi.

Mi sono ritrovata una persona molto diversa: nel momento in cui è caduta l’ultima palla che ci ha dato la vittoria della serie A, tra il sogno e la realtà che si realizzava, ho sentito dentro di me una connessione profondissima tra il desiderio e la forza che mi ha permesso di raggiungerlo, è stato un arrivo, un percorso che si conclude e mi ha messo in pace con me stessa e ho capito quanto sia importante fidarsi di se stessi e seguire le proprie sensazioni.

Cosa significa gestire una società sportiva per una donna?

Significa far parte di un mondo che ti guarda un po’ con diffidenza, a volte ti fa sentire “fuori luogo” e diversa, ma è proprio dalla diversità che ho creato il mio modo di vivere ed essere dirigente, portando sguardi e pensieri femminili in un mondo di uomini; lo sport è ancora purtroppo al maschile e maschilista, basta solo pensare che nessuna donna è mai stata presidente di una delle 45 federazioni sportive italiane.

Non mi sento un ruolo, e  non ho mai pensato di emulare uomini nel mio ruolo, mi sono sempre sentita Barbara, forse perché sono cresciuta nello sport come atleta prima, allenatrice e presidente poi, e sento quindi la naturalezza del mio essere in questo contesto che continua a crescermi.

E qui emerge forse la parte per me più bella di questa esperienza, essere in una società sportiva di pallavolo femminile significa essere in un microcosmo di vita, di relazioni, di storie e di esperienze.

12 atlete in campo, spirito di squadra ma anche 12 personalità diverse, come si crea un team vincente?

Si crea partendo dal riconoscimento e dal rispetto della loro diversità, la squadra nasce dall’alchimia che si sviluppa da queste 12 singolarità quando ognuna riesce ad andare oltre se stessa perché la voglia di collaborare per vincere è più forte di ogni aspetto individuale. Sembra facile a parole, in realtà è un lavoro quotidiano di osservazione, di accettazione, di condivisione e coesione; ogni stagione è un viaggio di 8 mesi, un susseguirsi di momenti positivi e non, l’importante è non trascurare gli sguardi, i comportamenti, i non detti, le dinamiche in palestra e fuori.

Il team è formato da tutti noi, dirigenti, staff, giocatrici, tifosi, sponsor, è l’ambiente che crea l’atmosfera intorno alle ragazze, sono le nostre modalità relazionali e di comunicazione, le nostre parole, i nostri atteggiamneti a fare in modo che loro si rispecchino nell’ambiente e nello stesso tempo lo arricchiscano con il loro valore. C’è una reciprocità tra quella che è la nostra identità e quello che loro portano di nuovo, per questo ogni stagione è unica e ad ogni stagione tutti noi ci rimettiamo in gioco per costruire una nuova magica sinergia di squadra.

Donne/sport e donne/vita quali sono le analogie e come un’atleta può essere d’esempio per una ragazza oggi?

Lo sport ci fa conoscere due aspetti per me significativi e fondamentali nella vita.

Uno è il piacere, perché quando si fa uno sport la componente di divertimento per la disciplina che scegliamo di praticare è essenziale, e dal mio punto di vista anche nella vita ciò che facciamo con piacere e passione, ciò che nasce da una motivazione intrinseca assume un valore che supera qualsiasi risultato.

L’altro aspetto che accomuna sport e vita è la sfida: sul campo l’incontro con un avversario che ci permette di conoscere le nostra capacità e i nostri limiti e ci spinge al miglioramento diventa nella vita l’incontro con difficoltà che permettono di conoscerci e di contattare il potenziale inespresso che ci può far evolvere.

Il piacere nell’impegno e l’andare oltre l’ostacolo di un’atleta rappresentano il senso consapevole delle scelte e la volontà  di raggiungere con determinazione ciò che per noi è fondamentale. Ho conosciuto in questi anni l’incredibile forza del femminile che fa squadra.

Credi nei sogni o nelle visioni?

Credo nelle visioni, non ho mai aspettato che qualcosa si realizzasse, ho sempre costruito percorsi per raggiungere ciò che volevo, ciò che sentivo di meritare, ed è ormai un processo molto chiaro in me: tutto nasce da un sentito emozionale che si fa pensiero che diventa azione, le azioni, le scelte, le intuizioni si susseguono fino a raggiungere e realizzare la visione che mi ha messo in moto.

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